MA DOVE ANDIAMO A FINIRE?

Riflessioni sul LOW COST e il futuro
Di una professione da riscoprire.

Cari pazienti, con questo documento voglio proporvi la lettura integrale di un articolo-intervista scritto da due colleghi di Faenza cui sono legato da profondo affetto e con cui condivido da anni il percorso di formazione e aggiornamento scientifico. Con loro e altri colleghi abbiamo anche fondato l’associazione PROBe che oltre a rappresentare un gruppo di ricerca e di studio ad alta specializzazione, si occupa dell’organizzazione di corsi formativi destinati a colleghi più giovani e desiderosi di “sapere”.

Lascio a ciascuno di voi le riflessioni del caso.

 

D: “Come avete reagito al prepotente ingresso nel panorama odontoiatrico di centri che propagandano soluzioni terapeutiche a basso costo?”

“Dobbiamo innanzitutto identificare il punto centrale della questione. In Italia il low cost è nella maggior parte dei casi proposto da strutture in franchising (vedi Vitaldent, etc…), che hanno come punto di forza la potenzialità di acquisto di materiali e attrezzature su grande scala, il che inevitabilmente produce l’opportunità di ridurre sostanzialmente i costi di esercizio. A patto che tutto funzioni a regime, in una sorta di “catena di montaggio”. A questo aggiungiamo il fatto che gli operatori odontoiatrici dipendenti ricevono un compenso orario ridotto (intorno ai 10-12 €/ ora): ciò determina spesso la presenza in queste strutture di clinici alla prima esperienza lavorativa e un rapido ricambio delle figure professionali, per cui il paziente che accede a questi centri può trovarsi a non avere un odontoiatra di riferimento, responsabile del piano di trattamento, con conseguente spersonalizzazione del rapporto medico-paziente”.

 

D: “Scusate l’interruzione, ma 10-12 € orari nella drammatica situazione economica in cui ci troviamo, non Vi sembra un privilegio?”

“Sicuramente oggi è già un privilegio avere un lavoro, tuttavia bisogna considerare che la formazione di un Odontoiatra preparato, che non dimentichiamoci essere una figura medica ad elevata specializzazione, richiede anni di studi universitari (6 per la precisione) ed un costante aggiornamento attraverso corsi di perfezionamento post-laurea; corsi molto onerosi sia in termini economici che di giornate lavorative perse e, evidentemente, non retribuite”.

 

 D: “Torniamo alla domanda iniziale, avete inquadrato le dinamiche del low cost in Italia. Cosa pensate della nuova frontiera dell’Est Europeo?”

“Diversa è la questione del turismo odontoiatrico, oggi alla ribalta anche grazie al recente servizio di Striscia la Notizia, il quale, purtroppo, ha diffuso un’informazione parziale, tendenziosa e in buona misura scorretta. È vero che una parte della riduzione dei costi nelle strutture croate piuttosto che rumene o ungheresi è dovuto ai minori oneri di esercizio legati al differente costo della vita (in questi paesi tutto costa meno) e alla differente pressione fiscale, ma non è solo questo. Per poter proporre costi bassi è necessario standardizzare il più possibile le procedure indipendentemente dalle reali necessità del paziente. Ci spieghiamo meglio: è più facile, veloce, meno costoso per il paziente e paradossalmente più remunerativo per il dentista proporre soluzioni radicali che prevedono il sacrificio dei denti residui, anche se sani o comunque mantenibili, e sostituire tutto con impianti, piuttosto che investire risorse

nella conservazione del patrimonio biologico individuale”.

 

 D: “Che cosa intendete?”

“Ogni individuo nasce con un numero definito di denti, che hanno due prerogative spesso misconosciute o sottovalutate: con i denti mangiamo e con i denti parliamo e sorridiamo, quindi sono un importante strumento di salute alimentare (auto conservazione) e comunicazione/relazione (socialità). La missione di un professionista coscienzioso dovrebbe essere quella di aiutare il paziente a preservare intatto e funzionante il più possibile nel tempo questo suo inestimabile patrimonio biologico che nessuno e in nessun modo potrà restituire integralmente”.

 

D: “Molto chiaro. Però immagino che le terapie per il mantenimento dei denti residui siano piuttosto onerose, vero?”

“Certamente! Ma attenzione a non considerare solo l’aspetto economico. Un dente tolto una volta è tolto per sempre, ma siamo sicuri che un impianto abbia la stessa durata e soprattutto la stessa efficienza? Inoltre considerata la distanza troviamo difficile immaginare come possano essere seguite nel tempo le ordinarie procedure di manutenzione, igiene e controlli periodici che danno al lavoro dell’odontoiatra l’unica garanzia di mantenimento nel lungo periodo.

In definitiva se il prodotto che il paziente vuole comprare è solamente il costo basso il low cost, estero o italiano che sia, è certamente la sua soluzione. Se invece l’esigenza è quella di un servizio personalizzato, caratterizzato da un’elevata qualità professionale, tecnica e da una corretta assistenza postoperatoria la scelta dovrà ricadere su una struttura competente e qualificata”.

 

D: “Nel delicato momento storico che viviamo, quando le famiglie sono costrette a razionalizzare il più possibile le spese, il low cost potrebbe essere la soluzione non tanto preferita quanto obbligata?”

“Vorremmo fare una distinzione fra ciò che è caro e ciò che è costoso. Partendo dal presupposto che gli studi odontoiatrici più qualificati sono praticamente ospedali in miniatura dato che concentrano un elevatissimo tasso di tecnologie, addirittura superiore a qualunque altra disciplina medica, le quali richiedono un investimento elevato, ne consegue che la prestazione odontoiatrica

è di per sé costosa. La figura professionale del dentista è spesso vittima del pregiudizio. Tuttavia chiediamo come mai i colleghi medici con specializzazione diversa dalla nostra i quali, per l’esecuzione della loro attività professionale non necessitano dell’impiego di personale ausiliario qualificato, né di attrezzature e materiali altrettanto costosi, non incontrano il medesimo disagio da parte della collettività nei confronti dell’onorario corrisposto? Il fatto che la prestazione odontoiatrica possa frequentemente essere percepita come cara, ovvero con un prezzo eccessivo rispetto al valore reale erogato, significa che in qualche modo si è incrinato il rapporto

di fiducia fra medico e paziente. Oggi occorre essere seri, professionali e coerenti per ricostruire con i nostri pazienti una fiducia che deve essere attiva, corrisposta e condivisa. È inoltre

necessario a nostro avviso da parte della categoria fornire un’informazione più approfondita

riguardo al servizio reso dall’odontoiatra ed ai suoi costi.

 

D: “Suona come una difesa della categoria…”

“Diciamo di una parte della categoria… Un grande maestro dell’odontoiatria italiana amava ripetere che “una cosa che non costa nulla non vale nulla”. Purtroppo in Italia non vale il contrario, ovvero non è affatto detto che spendendo molto avrai in cambio molto. Ahimè molti “professionisti” si sono preoccupati più del proprio personale profitto che della salute dei propri pazienti, generando malcontento. Questo scollamento del rapporto fiduciario fra medico e paziente, che dovrebbe essere il presupposto fondamentale di qualunque terapia in medicina, è il reale motivo del successo sul mercato di queste strutture che propongono terapie sottocosto in maniera aggressiva e a volte ai limiti della deontologia professionale”.

 

D: “Avete appena recitato il ‘de profundis’ della categoria?”

“Piuttosto di una certa maniera di intendere la professione. Certamente percepiamo le dimensioni

e la drammaticità dell’attuale crisi socio-economica, che si riflette su tante realtà familiari ed anche aziendali. Tuttavia, possiamo ripartire dal significato profondo di questa straordinaria professione rimettendo al centro l’interesse oggettivo del paziente e ascoltandolo nei suoi reali bisogni ed aspettative. Crediamo fortemente che nel prossimo futuro sarà la qualità

delle prestazioni erogate a condizionare l’orientamento dei pazienti in tema di sanità, anche

odontoiatrica”.

 

D: “Cosa intendete per qualità?”

“Qualità intesa come scelta dei materiali utilizzati, delle procedure cliniche basate su protocolli

scientificamente provati, dell’assistenza fornita durante e dopo la terapia, che si traduce nel

miglioramento della prognosi, ovvero nella durata a lungo termine delle nostre prestazioni.

Qualità intesa anche come reale investimento delle risorse economiche a disposizione del paziente, qualunque esse siano, nella soluzione terapeutica a lui più congeniale”.

 

D: “Ha fatto accenno ai materiali utilizzati, intende dire che ci sono materiali di seria A e materiali

di serie B?”

“Certamente, come in tutti i settori! Tuttavia con una sostanziale differenza: difficilmente il paziente è in grado di percepire nell’immediato la qualità dei materiali impiegati. Le facciamo un esempio concreto: nel citato servizio di Striscia la Notizia, in cui si confrontavano i costi italiani versus i costi croati di un ponte in ceramica, non è stato in nessun modo tenuto conto della qualità del prodotto erogato. Per non parlare della perizia tecnica con cui un ponte in ceramica viene confezionato. Gli odontotecnici italiani sono apprezzati nel mondo per la preparazione tecnica e la sensibilità estetica dei loro manufatti e la loro collaborazione è fondamentale ai fini dell’integrazione funzionale ed estetica di tutti i tipi di protesi dentaria”.

 

D: “Nel servizio di Striscia, che tanto clamore ha suscitato nella categoria, c’è stato un chiaro riferimento ai tempi di esecuzione delle protesi odontoiatriche. Veniva infatti sostenuto che in Italia le terapie vengono prolungate oltre i necessari tempi tecnici di esecuzione, determinando in questo modo un aumento fraudolento dei costi ai danni del paziente e a vantaggio del professionista. Qual è il vostro punto di vista?”

“Questo è stato un messaggio volutamente scorretto, espresso non da un medico, ma da un

odontotecnico croato con la malcelata intenzione di screditare la categoria nazionale, cosa di cui non sentivamo assolutamente la necessità. Comunque Le vogliamo rispondere con una domanda: se potessimo eseguire con la stessa eccellenza tecnica tutti i lavori nell’arco delle 24 ore e di conseguenza materializzare negli stessi tempi il nostro onorario, saremmo stupidi a non farlo,

non crede?”

 

D: “Presto e bene non vanno insieme?”

“In alcuni casi è possibile realizzarlo, ad esempio passare da una dentiera ad una protesi fissa su impianti anche in Italia può richiede solo 24 ore di tempo. Tuttavia nella maggior parte dei casi un lavoro fatto ad arte richiede passaggi clinici e tecnici obbligati e tempi adeguati alla corretta realizzazione dello

stesso. Le facciamo un altro esempio: per realizzare una corona in ceramica anche su un singolo dente qui allo Studio ABB e negli altri studi di nostra conoscenza che mettono la qualità al centro della loro missione aziendale, dopo le impronte definitive sono necessari almeno tre passaggi. Uno per verificare la precisione del manufatto, uno per controllare l’estetica e la funzione e infine uno per la consegna al paziente  senza ulteriori ritocchi”.

 

D: “Come è possibile allora tutelarsi rispetto ad un’offerta così diversificata?”

“Innanzitutto richiedendo i requisiti minimi di idoneità alla professione come il titolo di

studio. La piaga dell’abusivismo nel nostro settore è diffusa, misconosciuta e spesso sottovalutata.

Il paziente-cittadino ha il dovere di informarsi sui materiali utilizzati di cui esistono le certificazioni di conformità, sul corretto svolgimento delle procedure di sterilizzazione che garantiscono la tutela della salute, sul costante e continuo aggiornamento dei professionisti e del personale ausiliario”.

 

D: “Quanto è importante l’aggiornamento professionale nel vostro settore ed in che modo si riflette nel lavoro quotidiano?”

“Moltissimo! Le nuove tecnologie stanno rivoluzionando tanto l’odontoiatria quanto la medicina

in termini di invasività degli interventi, tempi di recupero postoperatori, possibilità di conservazione del patrimonio biologico, opportunità restaurative offerte dai nuovi materiali. Proprio per favorire l’aggiornamento professionale e condividere le conoscenze legate alle differenti esperienze sul campo abbiamo recentemente costituito insieme ad un gruppo di amici e colleghi di tutta Italia l’associazione no profit chiamata PROBe, con un fitto calendario di corsi di aggiornamento avanzati”.

 

D: “Per concludere quale futuro immaginate per la vostra professione in Italia?”

“Il futuro che immaginiamo è il futuro che sogniamo. Abbiamo avuto la fortuna di avere illustri maestri che ci hanno insegnato non soltanto le magiche alchimie della professione, ma soprattutto

ci hanno trasmesso l’amore per il lavoro. Unire la conoscenza al cuore, ci consente di ritornare ad una dimensione più umana, che rimetta al centro il paziente recuperando la fiducia dei cittadini.

Crediamo inoltre nel Made in Italy, quello del talento e della creatività, come unica risorsa per uscire da questa crisi che toglie ogni speranza nel futuro. Crediamo nella dimensione etica dell’imprenditore capace di creare sviluppo e occupazione anche in questi giorni difficili quando

tanti varcano le frontiere attirati da facili guadagni. Vogliamo rimanere sul territorio perché qui sono le nostre radici e l’Italia nonostante i suoi atavici difetti, rimane un paese meraviglioso”.

 

D:“Una visione un poco campanilistica, non trovate?”

“In studio siamo tre soci, quattro assistenti e una segretaria, abbiamo sette collaboratori e

cooperiamo con cinque diversi laboratori odontotecnici. Insomma cerchiamo di condividere la

torta con quanti contribuiscono a creare la nostra eccellenza. Ci sentiamo una famiglia allargata

e quando osserviamo le nostre ragazze dare il massimo spesso oltre l’orario di lavoro, ci viene da stringerle in un abbraccio colmo di riconoscenza”.

 

D: “In conclusione quale messaggio vorreste lasciare a chi vi legge?”

“L’invito a non fermarsi all’apparenza di un mestiere complesso, dalle molteplici sfaccettature

e di fondamentale importanza per la salute della persona”.

 

D: “Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?”*

“Speriamo”

 

*citazione da “Dialogo di un venditore d’almanacchi e un passeggere” (G. Leopardi).

 

Le cifre dei NAS

 

Secondo statistiche recenti elaborate dall’ordine dei medici, su 60.000 regolari nel nostro Paese operano circa 15.000 falsi dentisti. Intervenuto recentemente in un programma RAI (Geo&Geo, 6 Febbraio 2014), il capitano dei NAS Sergio Tirrò ha ricordato alcune cifre del fenomeno dell’abusivismo odontoiatrico. Negli ultimi tre anni, i carabinieri del Nucleo antisofisticazioni e sanità hanno effetuato 3.000 ispezioni, scoprendo più di 1.300 infrazioni. Circa il 60% degli illeciti commessi era proprio l’esercizio abusivo della professione. L’odontoiatra ha l’obbligo di affiggere in studio il proprio titolo anche se i « i falsi diplomi – ha ammesso Tirrò – sono facilmente scaricabili attraverso internet ». Ma è sempre grazie alla rete che il paziente può difendersi, andando a controllare l’Albo provinciale. «Tirrò avrebbe anche voluto produrre le immagini delle “bocche rovinate”, ma è stato riteunto dalla regia opportuno non trasmetterle perché “troppo forti” – fanno sapere da Fnomceo attraverso i loro ufficio stampa – Una dichiarazione che, una volta tanto, è più efficace di qualsiasi fotografia». commentano dall’ordine.

 

ITALIAN DENTAL JOURNAL