Glossario

Conservativa
Branca dell’odontoiatria che si occupa della cura dei denti affetti da carie o soggetti ad agenti erosivi. L’odontoiatria conservativa moderna è basata sul concetto di minima invasività: viene rimosso esclusivamente il tessuto dentale cariato e la cavità risultante viene otturata con un materiale da restauro estetico (composito), legato direttamente al tessuto dentale sano tramite adesivi smalto-dentinali. L’odontoiatria conservativa si occupa inoltre della sostituzione di pregressi restauri che nel tempo hanno perso il sigillo marginale esponendo il dente al rischio di nuova formazione di carie.
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Dente
I denti sono organi durissimi, che si trovano all’interno del cavo orale di molti vertebrati. La funzione primaria della dentatura è quella della presa e della masticazione del cibo ma i denti nell’uomo rivestono anche un’importante funzione fonetica e d estetica. Le radici dei denti sono ricoperte da legamento parodontale,  osso e, più in superficie, dalle gengive.
Il processo di formazione dei denti è chiamato odontogenesi ed inizia fin dalle prime settimane successive al concepimento. Durante la crescita, l’uomo sviluppa due dentizioni. La prima in ordine temporale è rappresentata dai denti da latte, o decidui, che cominciano a spuntare in genere verso il sesto mese di vita. All’età di due anni, di solito, un bambino ha venti denti. La dentizione decidua è composta, per ogni arcata dentale, da 4 incisivi (2 mediali e 2 laterali), 2 canini (uno per ogni emiarcata) e 4 molari (2 per ogni emiarcata). I premolari sono quindi assenti nella dentizione decidua o da latte.

La seconda dentizione è composta dai denti permanenti. Il germe dentario, da cui si sviluppano i denti permanenti  è presente all’interno dell’osso alveolare circa tre anni prima della eruzione del dente stesso. Quando il bambino ha circa sei anni, i denti permanenti cominciano a svilupparsi e, erodendo la radice del dente deciduo, crescono e portano il dente deciduo alla caduta. Questo processo dura fino ai 12-14 anni (si continua fino circa ai vent’anni solo per i “denti del giudizio”) ed al suo termine l’uomo adulto è provvisto di trentadue denti. Nella bocca esistono diversi gruppi di denti, variabili per forma, dimensione e funzione. Nei mammiferi e nell’uomo, si distinguono gli incisivi, i canini, i premolari e i molari L’uomo possiede, per ogni emiarcata (metà di una arcata dentale): 2 incisivi (1 mediale e 1 laterale), 1 canino, 2 premolari (chiamati primo e secondo premolare) e 3 molari (chiamati rispettivamente primo, secondo e terzo molare, di cui il terzo è anche chiamato dente del giudizio). Sommando questi numeri, si ottengono in totale i 32 denti propri dell’uomo adulto. Peculiarità della dentizione permanente è il fatto che il terzo molare può essere assente  anche in tutte le emiarcate.
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Endodonzia
Con il termine endodonzia si intende quella branca dell’odontoiatria che si occupa della terapia dell’endodonto, ovvero lo spazio all’interno dell’elemento dentario, che contiene la polpa (costituita da cellule come gli odontoblasti e le cellule stellate, da vasi e da nervi).
Si ricorre alla terapia endodontica qualora una lesione, cariosa o traumatica, determini una alterazione irreversibile del tessuto pulpare fino alla necrosi dello stesso. È possibile inoltre ricorrere a questa metodica qualora l’elemento dentario debba essere coinvolto in riabilitazioni protesiche che, a causa della notevole riduzione di tessuto dentale stesso, determinerebbero un’alterazione pulpare irreversibile (necrosi pulpare per cause iatrogene).
La terapia endodontica ortograda è composta da diverse fasi:

  • accesso alla camera pulpare
  • sagomatura con strumenti endodontici manuali (k-files, headstrom, reamers etc.) e/o meccanici (strumenti in acciaio come frese di Gates, Largo, o Nichel-Titanio come M2, Pro-files, Pro Taper etc.)
  • detersione del canale radicolare mediante diversi irriganti (acqua ossigenata, ipoclorito di Sodio, calcio-chelanti).
  • sigillatura tridimensionale di tutte le strutture del canale (compresi canali laterali e delta apicale) tramite una gomma termoplastica (Guttaperca) secondo le tecniche di condensazione laterale a freddo, e condensazione verticale a caldo.
  • controllo radiografico

L’endodonzia si occupa inoltre del ritrattamento di denti già devitalizzati che presentano comunque patologie dovute ad una ricolonizzazione dello spazio radicolare da parte di batteri patogeni (granuloma) provenienti  dall’esterno (recidiva cariosa) o dall’interno (insufficiente detersione durante la prima devitalizzazione) del dente. In alcuni particolari casi può essere necessario procedere al ritrattamento di un elemento dentario accedendo chirurgicamnete alla radice (terapia retrograda o apicectomia).
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Ortodonzia
La parola “ortodonzia” deriva etimologicamente dal greco antico; il suo significato letterale è “denti dritti” (ortos = dritto e odontos = dente) e una dentatura perfetta è il traguardo principale che l’ortodonzia si prefigge.
Questa branca dell’odontoiatria studia infatti le anomalie (di costituzione, posizione e sviluppo) legate a denti e ossa mascellari, mirando al ripristino della corretta funzionalità dell’apparato masticatorio.
L’ortodonzia non dimentica neanche l’importanza dell’estetica; si pone come obiettivo quello di riportare il profilo facciale nella posizione più corretta possibile e di restituire al paziente un aspetto migliore, oltre che la fiducia in se stesso. L’ortodonzia, quindi, è una branca dell’odontoiatria il cui scopo principale è quello di studiare le anomalie della posizione, costituzione e sviluppo dei denti e delle ossa mascellari al fine di ripristinare una corretta funzionalità dell’apparato stomatognatico.
I trattamenti ortodontici sono essenzialmente di due tipi: ortodonzia fissa e ortodonzia intercettiva. L’ortodonzia fissa si avvale di apparecchi fissi, che non possono essere rimossi dai pazienti (potrà toglierli solo il dentista). Questo tipo di trattamento ortodontico utilizza forze meccaniche (fili ortodontici, molle ed elastici) che consentono il riposizionamento dentale.
Il secondo tipo di trattamento ortodontico, che viene chiamato ortodonzia intercettiva, ma anche ortopedica e/o funzionale, viene utilizzato per risolvere eventuali disgnazie (ovvero alterate conformazioni delle mandibole o delle mascelle che impediscono una perfetta occlusione dentale) presenti nell’individuo in crescita ed ha per tale motivo un duplice scopo: correggere il difetto in età di sviluppo e semplificare eventuali trattamenti in dentatura permanente. A differenza dell’ortodonzia fissa , quella intercettiva si avvale di apparecchi in genere rimovibili (il “Bionator di Balters”, l’”Attivatore di Funzione Frankël”, il “Monoblocco di Andresen”, ad esempio) e utilizza le forze muscolari per guidare lo sviluppo delle mascelle e favorire il riposizionamento dei denti.
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Parodontite
Anche detta periodontite e parodontopatia è un’infezione dei tessuti parodontali, che determina una perdita d’attacco dei denti rispetto all’alveolo, con conseguente formazione di tasche parodontali, mobilità dentale, sanguinamento gengivale, ascessi e suppurazioni, fino alla perdita di uno o più denti. Tale processo è reversibile se viene diagnosticato nelle sue prime fasi e curato. Con il progredire della malattia, misurata principalmente come progressione della perdita di attacco parodontale, la possibilità di recupero diventa più difficile e richiede trattamenti più complessi come la terapia rigenerativa dell’osso. Il recupero in questi casi è generalmente parziale.
Nel linguaggio comune è talvolta ancora in uso il termine analogo di piorrea, da tempo abbandonato in ambito medico.
Il quadro clinico di parodontite comprende tutti i segni e sintomi della gengivite. La maggiore gravità è data dall’espansione dell’infiammazione dalla sola gengiva al legamento parodontale, con coinvolgimento del cemento radicolare e dell’osso alveolare. La lesione tipica è la tasca parodontale, invaginazione che si forma nello spazio solitamente occupato dal legamento parodontale e dalle altre strutture di sostegno del dente, che vengono aggredite dall’infezione e sostituite da tessuto infiammatorio. Si viene così a formare un lume virtuale dove possono accumularsi nuovi batteri in forma organizzata e spesso calcificata sotto forma di tartaro, batteri che possono trarre nutrimento dagli essudati infiammatori prodotti dai tessuti lesi dal processo patologico, che tende quindi ad autoalimentarsi. L’impossibilità di pulizia in questo spazio è il motivo della cronicizzazione della patologia, che tipicamente rimane per lungo tempo scarsamente sintomatica, presentando solo i sintomi della gengivite, e quindi spesso diagnosticata tardivamente, in assenza di controlli periodici. Sintomi e segni più seri come gli ascessi parodontali, la migrazione dei denti, l’aumento di mobilità avvertibile degli elementi dentari e l’alitosi si manifestano solo quando la perdita si estende oltre la metà/due terzi della lunghezza dell’attacco, o quando vengono coinvolte le forcazioni dei denti pluriradicolati.
Solitamente non colpisce tutti i denti in maniera uniforme, anche se esistono forme generalizzate, e la progressione, generalmente lenta ma intervallata da episodi acuti più o meno sintomatici, è fortemente influenzata dalla suscettibilità individuale.
Dentisti, igienisti dentali e ricercatori sono concordi nel ritenere che la parodontite non possa insorgere in una bocca correttamente pulita. Allo stesso tempo è evidente come alcuni individui, specialmente se appartenenti a nuclei familiari suscettibili alla patologia, necessitino di una igiene molto più accurata di altri al fine di evitare l’insorgenza della parodontite. La prevenzione è quindi effettuata con gli stessi strumenti della prevenzione della carie, ovvero utilizzando in modo corretto uno spazzolino in buone condizioni due-tre volte al giorno e il filo interdentale giornalmente. Nonostante l’assenza di dolore, è importante non sottovalutare manifestazioni infiammatorie gengivali, bensì sottoporle all’analisi di uno specialista. Possono risultare utili anche i rilevatori di placca, speciali agenti chimici da utilizzare dopo aver lavato i denti per verificare l’efficacia dello spazzolamento.

– Terapia –

Il primo obiettivo terapeutico è sicuramente quello di ripristinare una corretta igiene orale grazie all’aiuto della figura dell’igienista dentale e del dentista. Ciò comprende una o più sedute di igiene orale professionale, ablazione meccanica del tartaro, curettage gengivale, levigatura delle radici, motivazione all’igiene orale, comprensione ed esecuzione delle metodiche corrette di prevenzione. La parodontite cronica, nei casi più gravi, può richiedere un intervento chirurgico volto a pulire i tessuti coinvolti più profondi, ed eventualmente a rigenerare l’osso riassorbito. Nella parodontite aggressiva le terapie parodontali, chirurgiche e non, richiedono il supporto di una terapia farmacologica, magari con combinazioni di antibiotici come amoxicillina e metronidazolo. Nella parodontite ulcero-necrotizzante non si può ottenere una buona igiene dentale con lo spazzolamento, poiché arreca dolore; pertanto sciacqui con soluzioni di clorexidina a elevata concentrazione (0,2%) permettono di inibire, seppur parzialmente, la formazione di nuova placca batterica. Anche in questo caso risulta efficace il supporto farmacologico, con antibiotici come metronidazolo, penicillina o tetracicline. La chirurgia può essere resa necessaria anche per eliminare gli esiti cicatriziali delle papille aggredite, al fine di permettere un buon esito alle pratiche di igiene orale.
Per approfondire questa patologia e la sua patogenesi scarica il pdf.
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Pedodonzia
L’odontoiatria pediatrica o pedodonzia è la branca dell’odontoiatria che si occupa dei bambini dall’eta’ di 1 anno fino ai 17 anni.
In questo ambito si include: la prevenzione, l’istruzione e la motivazione all’igiene orale; la terapia conservativa dei denti decidui e permanenti; piccola chirurgia e l’ortodonzia con le sue correlazioni sulla fonazione, respirazione, deglutizione e postura.
Il compito più difficile dell’odontoiatra e di tutto il team non è tanto nelle cure prestate quanto piuttosto nel conquistarsi la fiducia dei piccoli pazienti con un bilanciato mix di sensibilità, pazienza e psicologia.
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Periimplantite
La perimplantite è un processo infettivo, di origine presumibilmente batterica, nel tessuto osseo circostante l’impianto in titanio dopo la sua inserzione nel sito implantare.
La causa può essere infettiva, o determinata da un’errata passivazione implanto-protesica (trauma occlusale), anche se clinicamente si possono riscontrare entrambe le cause. L’esame radiografico permette di distinguere facilmente una perimplantite da trauma occlusale da una batterica.
Per salvaguardare il processo di osteointegrazione, si utilizzano terapie che comprendono l’uso di farmaci antibiotici, antinfiammatori, oltreché un’eventuale revisione chirurgica dell’area interessata.
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Protesi
La protesi dentale è un manufatto utilizzato per rimpiazzare la dentatura originaria persa o compromessa per motivi funzionali e/o estetici. Si definisce anche protesi dentaria la parte dell’odontoiatria che si occupa della progettazione e costruzione di protesi, rispettando i seguenti requisiti:
-Funzionalità: riguarda il ristabilimento della corretta masticazione e delle funzioni articolari (apertura, chiusura, lateralità destra-sinistra, protrusione-retrusione e la corretta fonetica).
-Resistenza: la protesi deve resistere al peso del carico masticatorio e all’usura dei liquidi buccali.
-Innocuità: la protesi deve essere costruita con materiali che non siano tossici e non deve presentare “angoli vivi” che potrebbero danneggiare i tessuti.
-Estetica: i denti artificiali devono essere il più possibile simili a quelli naturali e bisogna fare molta attenzione a non alterare il corretto profilo facciale del paziente.
La protesi fissa viene fissata agli elementi pilastro con la cementazione e non può essere rimossa dal paziente. In base alle funzioni si distinguono tre tipi di protesi fissa:

– Corone –

Le corone sono protesi per denti singoli dei quali almeno la radice sia conservata o recuperabile. Si ancorano al dente opportunamente preparato (moncone) o, tramite perni endocanalari in fibra di carbonio, alla radice. Le corone, come anche gli elementi di ponte, possono essere in metallo, metallo ceramica, solo ceramica. Correntemente si stanno presentando altri materiali utili per la protesi fissa come la Zirconia.

– Ponti –

Nei ponti l’elemento dentario estratto viene sostituito da una protesi che comprende anche gli elementi dentari adiacenti che vengono per questo ridotti a monconi e protesizzati anch’essi. L’elemento mancante assieme agli elementi pilastro (i monconi sui quali si appoggia) forma il ponte. Può essere totale cioè comprendere l’intera arcata (protesi a ponte circolare) o parziale, comprendente due o più elementi. Gli elementi pilastro devono avere un numero di radici pari o superiore al numero delle radici pilastro degli elementi mancanti.

– Protesi su impianti –

In questo caso la radice dell’elemento mancante viene sostituita da un impianto in titanio; su questo viene avvitato un moncone in titanio o zirconia e sul moncone viene cementata o avvitata una corona. Con gli impianti è possibile sostituire denti singoli o realizzare ponti o strutture più estese fino a sostituire tutti gli elementi di un’intera arcata dentaria.

– Faccette –

Le faccette in ceramica o in composito sono sottili lamine che vengono incollate sulla superficie visibile dei denti anteriori. I denti che accolgono una faccetta possono venire leggermente limati(pochi decimi di millimetro) per far spazio alla faccetta. Tuttavia, la loro preparazione è estremamente conservativa e deve essere mantenuta a livello della porzione più superficiale del dente, lo smalto. Lo smalto consente un’adesione ottimale delle faccette al dente.
Sono utilizzate per modificare forma e/o colore degli elementi in zona estetica.

– Cad-Cam –

Lo Studio di Odontoiatria Centra è utilizzatore della recentissima tecnologia computer assistita denominata Cad-Cam, garanzia di massima precisione in fase di progettazione, esecuzione e cementazione dei manufatti.

Con il termine di protesi mobile si intendono, invece quelle protesi atte alla sostituzione di intere arcate o parti di essa che possono essere rimosse facilmente dal paziente durante l’arco della giornata.

– Protesi totale –

La protesi totale rientra tra i dispositivi afisiologici, in quanto i carichi masticatori vengono completamente scaricati sulla mucosa e sull’osso sottostante, perché denti residui o radici vengono a mancare (edentulia totale). Ha quindi il compito di ristabilire completamente la funzione masticatoria, estetica e fonetica.
È un dispositivo atto a sostituire intere arcate ormai edentule, costituito da una struttura di sostegno in resina acrilica. I denti utilizzati sono denti del commercio sia in ceramica (poco utilizzati) che in resina acrilica o composita. Con i denti prodotti attualmente si ottengono ottimi risultati estetici: fondamentale è l’abilità dell’odontotecnico che, in particolare per i denti frontali, riesce a conferire alla protesi un aspetto naturale che ben si adatti al viso e alle espressioni del paziente.
Per aumentare la ritenzione della protesi totale è possibile, se la quantità di osso residuo è sufficiente, ricorrere alla chirurgia implantare. In tal caso verrebbero inseriti nella cresta edentula degli impianti con funzione di ancoraggio (normalmente due impianti nell’arcata inferiore e 2-4 impianti in quella superiore).

– Protesi parziale –

La protesi mobile parziale si ancora ai denti rimanenti tramite ganci (scheletrato), attacchi (combinata o mista) oppure inserendosi di precisione su dei cappucci metallici cementati sui pochi denti residui opportunamente limati (telescopica).

Come la protesi totale è costituita di una base in resina acrilica, eventualmente rinforzata in metallo, su cui vengono montati elementi in resina o composito.
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Pulpite
La pulpite è l’infiammazione della polpa del dente.

– Sintomi –

Il sintomo più frequente è l’aumento di sensibilità del dente agli stimoli termici o a cibi contenenti alte quantità di zuccheri ed alla masticazione. Nei casi più gravi il dolore è spontaneo e pulsante, continuo, generalmente mal localizzato e talvolta difficilmente riferibile correttamente al dente affetto.
Nella pulpite necrotica, dove la polpa muore, non esiste più la sensibilità agli stimoli termici che viene sostituita da dolore alla percussione e alla masticazione, caratteristico della parodontite apicale.

– Cause –

La causa più frequente è il processo carioso che quando si avvicina alla polpa provoca processi infiammatori causati dalla presenza di batteri. Il metabolismo batterico provoca infatti modifiche ai fluidi dentinali e libera tossine che possono raggiungere la polpa tramite i tubuli dentinali.
I traumi dentari, con frattura dell’elemento, possono esporre direttamente la polpa, con una prognosi che varia in funzione dell’età del paziente, del tempo intercorso tra la frattura e l’intervento medico e soprattutto della rapidità con cui i batteri colonizzano la polpa.
I traumi dentari, con lussazione dell’elemento, comportano la lesione del fascio vascolo-nervoso. Il dente, fuoriuscito dal suo alveolo, andrà conservato in soluzione fisiologica, e specialmente nel caso in cui sia un dente giovane portato rapidamente dal dentista. I denti che non hanno ancora completato la loro maturazione possono infatti essere reimpiantati con successo. Viceversa i denti maturi, una volta reimpiantati, dovranno comunque essere devitalizzati.
Una causa più rara sono gli stimoli termici eccessivi. Essi sono legati principalmente ad incremento termico e si determinano soprattutto per cause iatrogene, cioè se il dentista non utilizza il getto aria-acqua per raffreddare la fresa con cui lavora sul dente contrastando l’innalzamento della temperatura.
Anche traumi cronici possono portare alla necrosi. Per esempio il bruxismo e le forze della masticazione scorrette e non bilanciate comuni alle malocclusioni dentarie.

– Terapia –

L’iperemia pulpare è reversibile: è sufficiente allontanare lo stimolo, generalmente rappresentato dalla carie e ricostruire l’elemento, garantendo nuovamente la protezione alla polpa.
Per le pulpiti conclamate, indipendentemente dalla causa, la terapia è rappresentata dalla rimozione della polpa irreversibilmente infiammata cioè dalla pulpectomia che deve essere fatta dallo specialista. La sola assunzione di analgesici non può che risolvere la sintomatologia acuta della pulpite ma non apporta alla guarigione della polpa infiammata che è sempre compromessa irreversibilmente.

– Complicazioni –

Parodontite apicale: la parodontite, più che una complicanza, è la naturale evoluzione acuta della pulpite. Mentre all’interno della camera pulpare la flogosi, instaurata come meccanismo di difesa si rivela distruttiva per i tessuti, a livello periapicale prevale l’effetto di contenimento dell’infenzione. La caratteristica principale è la sensibilità alla percussione, che varia da leggera dolenzia fino ad un dolore lacinante a seguito dei contatti occlusali.
Ascesso apicale: la disintegrazione dei tessuti periapicali può produrre una raccolta localizzata di pus, con un aumento del dolore che si fa via via continuo, pulsante, spesso accompagnato da febbre. Qualora l’ascesso riesca a trovare una via drenante, il processo cronicizza poiché periodicamente il pus fuoriesce tramite fistole mucose o cutanee, attenuando temporaneamente la pressione e quindi la sintomatologia.
Granuloma apicale: in base alle difese individuali e alla carica batterica responsabile della pulpite, quando il processo si sposta a livello apicale può cronicizzare con formazione di un tessuto di granulazione, in cui si forma una sorta di equilibrio tra il fronte batterico e una zona infiammataria riccamente vascolarizzata costituita da fibroblasti, plasmacellule, linfociti, macrofagi e altre cellule infiammatorie. In seguito ad un corretto trattamento endodontico, lentamente si ottiene la guarigione.
Cisti apicale: nella zona periapicale si possono trovare residui cellulari del Malassez, ovvero cellule epiteliali che partecipano all’odontogenesi che talvolta anziché degenerare rimangono intrappolate in sede apicale. In seguito a stimoli infettivi o traumatici, queste cellule possono proliferare e organizzarsi in una piccola sfera di tessuto epiteliale (cisti) che tende lentamente ad ingrandirsi entro la compagine ossea.
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Tasca parodontale
Si intende quello spazio che si viene a creare tra dente, gengiva e osso qualora a seguito di una malattia parodontale l’osso vada incontro ad un riassorbimento.
Ciò determina la formazione di uno spazio in cui tartaro e placca batterica principalmente di tipo anaerobio trovano maggiore riparo dalle procedure di igiene orale domiciliare, perpetuando la loro azione di riassorbimento osseo fino alla mobilizzazione dell’elemento dentario ed, evento ultimo, alla sua perdita.
Oggi la prevenzione, l’intercettazione e la possibilità di una corretta terapia limitano in maniera importante l’eventualità di perdere il dente.
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Sigillatura
Le sigillature dei denti rappresentano insieme alla somministrazione del fluoro, uno dei principali trattamenti in termini di prevenzione dentale. La funzione delle sigillature è di proteggere i denti dalla formazione della carie e devono essere effettuate non appena i denti posteriori (in genere primi e secondi molari) sono completamente erotti nel cavo orale.
La superficie masticante di tali denti infatti è caratterizzata da una anatomia complessa, ricca di solchi e fossette, difficili da pulire, ed in cui si possono intrappolare residui di cibo con formazione di carie.

Si tratta di un materiale resinoso molto fluido che scorre all’interno dei solchi e delle fossette dei denti, precedentemente ben puliti e detersi, e, una volta indurito, ne rende la superficie masticante scivolosa in modo tale che i residui di cibo possano essere rimossi più facilmente. Inoltre la maggior parte dei sigillanti in commercio contengono al loro interno concentrazioni variabili di fluoro che viene lentamente rilasciato nel tempo, contribuendo a fortificare lo smalto e a proteggerlo dalla formazione della carie.
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